Note: 1 C. E. Gadda, Grandezza e biografia, 1938, in SGF I, p. 827. Salvo altra indicazione, l'edizione di riferimento per le citazioni di Gadda è quella curata per Garzanti (1989-1993) sotto la direzione di Dante Isella. Comprende, oltre a un preziosissimo opuscolo di Biografia e indici (BI), cinque volumi, ai quali rimanderò secondo la seguente nomenclatura: RR I: Romanzi e racconti I; RR II: Romanzi e racconti II; SGF I: Saggi Giornali e Favole I; SGF II: Saggi Giornali e Favole II; SVP: Scritti vari e postumi. E per il rimando alle singole opere: GGP: Giornale di guerra e di prigionia; Rit: Racconto italiano di ignoto del Novecento; MM: Meditazione milanese; CUd: Castello di Udine; CoD: La cognizione del dolore; QP: Quer Pasticciaccio brutto de via Merulana; VM: I viaggi e la morte. . 2 «Dal 1914-18, l'espressione suona lugubre: "guerra per la democrazia", G. Orwell, Homage to Catatonia, 1938 (la prima traduzione in italiano è del 1948). «La Democrazia - incomincia il programma Bonomi - ricorda che essa volle l'intervento italiano nella grande guerra non soltanto per compiere l'unità della Patria, ma anche per sconfiggere la concezione imperiale di Stati militaristici che minacciavano le democrazie occidentali. (…) La Germania che combatteva contro di noi era la Germania democratica. Di una democrazia ben più fine e matura che non quella di Bonomi. E non si possono fissare le ragioni della guerra in modo così tendenzioso filisteo : chi oserà distinguere il mondo degli innocenti da quello dei colpevoli?». P. Gobetti, «La filosofia di un fascista mancato», in La Rivoluzione liberale, anni III, n° 4, janvier 1924. Riedito in P. GOBETTI, Al nostro posto. Scritti politici da «La Rivoluzione liberale», a c. di P. Costa e A. Riscassi, Limina, Arezzo, 1996, p. 30. 3 Traduco da G. Bensoussan, Auschwitz en héritage? D'un bon usage de la mémoire, Mille-et-une-nuits, Paris, 1998, p. 87. 4 E. M. Remarque, Im Western nichts Neues (1928). Tradotto più volte in italiano, con il titolo All'Ovest niente di nuovo (Vedi ad esempio traduzione di Flora Antonioni, De Luigi Ed., Roma, 1944), e poi di Niente di nuovo sul fronte occidentale (Vedi ad esempio traduzione di Stefano Jacini, Mondadori, Milano, 1965). 5 A. Latzko, Menschen im Krieg (1917). Non risultano traduzioni italiane esclusa la prima, non recente: Uomini in guerra, Avanti, Milano, 1921. 6 G. Orwell, op. cit. I corsivi sono dell'autore. 7 M. Bertone, Il romanzo come sistema. Molteplicità e differenza in C. E. Gadda, Editori riuniti, Roma, 1993, p. 65. Bertone osserva come la guerra si associ per Gadda al concetto di "pulizia", appoggiandosi su un testo datato 1949, in cui l'autore riconferma il fervore senza macchie del proprio militantismo bellico : «Sono partito volontario e rivolontario a ventidue [anni], nel giugno del '15; e poi nel maggio del '16, nel luglio del '17. Leggete i miei scritti meno sporchi, ove davvero desideriate documenti.» (Come lavoro, in VM, p. 429. I corsivi sono miei). Si intravede il controsenso di cui si parlerà sotto. 8 L. Cadorna, citato in C. De Simone, L'Isonzo mormorava. Fanti e generali a Caporetto, Mursia, Milano, 1995, p. 205. Sin dalla dichiarazione di guerra dell'Italia all'Austria (23 maggio 1915), la prima circolare emanata dallo Stato Maggiore (datata 24 maggio 1915) aveva posto l'accento sull'imperiosa necessità di far rispettare «sovranamente in tutto l'esercito una disciplina ferrea» (e il ferro in questi casi, si sa, non è mera metafora), dovendo risultare i vincoli disciplinari «impossibili da frangere», e ogni mancamento «destinato a infrangersi contro l'irremovibile fermezza dei principi di ordine, obbedienza, autorità» (Ibid., p. 204-205). 9 «Deve ogni soldato esser certo di trovare, all'occorrenza, nel superiore il fratello od il padre, ma anche deve esser convinto che il superiore ha il sacro dovere di passare immediatamente per le armi i recalcitranti ed i vigliacchi. […] ognuno deve sapere che chi tenti ignominiosamente di arrendersi o di retrocedere, sarà raggiunto - prima che si infami - dalla giustizia sommaria del piombo delle linee retrostanti o da quello dei carabinieri incaricati di vigilare alle spalle delle truppe, sempre quando non sia stato freddato prima da quello dell'ufficiale» (Ibid., p. 206). 10 F. T. Marinetti, 1915 In quest'anno futurista, in Marinetti e il Futurismo, a cura di L. De Maria, Milano, Mondadori, 1973, pp. 157-158. 11 GGP, p. 535. La pagina di omaggio a Kitchener, ministro della guerra nel 1914, prefigura l'Elogio di alcuni valentuomini - ossia, essenzialmente, di Cesare -, capitolo iniziale di CUd. Com'è noto, Kitchener, successore di Roberts durante la guerra dei Boers in Africa del Sud (1900-1902), vi si dimostrò particolarmente violento, organizzando campi di internamento per donne e bambini, incendiando villaggi. 12 GGP, 25.6.1916, p. 548. Vedi anche pp. 500, 531, 586. 13 GGP, SGF II, p. 593. 20 agosto 1916. 14 Si consideri ad esempio l'intento dichiarato dopo un bombardamento: notare i dettagli («il fumo giallo sul monte»), affinché «anche l'immagine esterna, pittorica dell'episodio possa essere risuscitata» (GGP, p. 585. I corsivi sono dell'autore). Colpirebbe molto meno una simile asserzione, se a quell'«anche» corrispondesse effettivamente qualcosa: qualche appunto - che invece non c'è - circa la sofferenza interna, "incarnata", vissuta dai bombardati. Probabilmente Gadda si era prefisso di guardare alla guerra con l'occhio dell'ingegnere (equazioni, curve, schizzi, mappe si incontrano di frequente in GGP), escludendo perciò dal proprio discorso quanto le formule imparate al Politecnico (nonché nei libri dell'alta cultura) non potevano afferrare: fra cui il martoriarsi della carne e della mente del combattente. Che però forse emerge, all'insaputa dell'autore, nella scelta di una parola: nell'augurio, non potendo far rivivere i morti, di almeno risuscitare l'episodio. 15 CUd., p. 143. 16 Vedi Manovre di artiglieria da campagna, in MdF, RR I, pp. 27-29, in cui il mostruoso scombussolamento della battaglia, così come viene percepita dall'individuo che vi si trova immesso, si risolve invero in un quadro organico, per chi la dirige (l'ufficiale che calcola e comanda il tiro dei cannoni) o la "vede dall'alto" (chi la osserva da una vetta, o chi la descrive "oggettivamente" da fuori: il matematico, l'artista. Dio?). 17 Annunzia ad esempio la "sistemica" formalizzata da Gregory Bateson negli anni '60, e poi sviluppata, in psicologia, con notevoli risultati speculativi e pratici, dalla scuola di Palo Alto (California), e in vari campi da Bateson stesso ; rivela la sensibilità di Gadda a un approccio non lineare e non deterministico del mondo, che anticipa le odierne «teorie del caos». 18 Si riveda una precedente citazione da CUd, p. 141, in cui Gadda dichiara che il soldato in guerra deve essere un grumo di volontà. Ora il termine «grumo» ricorre nell'opera di Gadda come equivalente di groviglio, matassa, gnocco, gnommero, gomitolo, ecc., e metafora della teoria (di matrice leibniziana) delle «connessioni multiple» fra le cose. 19 «Perché la colpa ce l'avremo noi; noi Pirobutirro. E dunque dovremo pagare. Dacché siamo colpevoli d'ogni cosa. Abbiamo noi la colpa di tutto… qualunque cosa succeda… anche a Tokio… a Singapore… la colpa è nostra. Dei Pirobutirro marchesi di Lukones…» (CoD, RR I, p. 645). 20 «Se una libellula vola a Tokio, innesca una catena di reazioni che raggiungono me» (L'Egoista, 1954, VM, p. 654). Si noti la similitudine con la citazione da CoD sopra, ma che la correlazione "io"-Tokio agisce in direzioni opposte nel primo caso (io>Tokio: io incolpato di tutto) e nel secondo (Tokio>io: io discolpato di tutto). 21 MM, p. 842. 22 Un soldato italiano, decapitato da una granata: «La granata era esplosa in pieno nella testa del povero soldato. Sollevammo il cadavere: sangue e cervello colavano lungo il muro. Per un filatello della mucosa labiale, il palato e la corona dei denti rimasero attaccati con un po' di barba e mandibola inferiore al collo tagliato» GGP, p. 718. 23 Faiti e Cengio, monti del Carso, hanno nell'opera di Gadda rispettivamente 21 e 19 occorrenze, concomitanti a evocazioni della guerra. Vedi Indice dei nomi, BI, pp. 130 e 112. 24 «La sua angoscia - che è angoscia sociale - è dunque senza rimedio - e il suo stile sarà sempre uno stile tragicamente misto, ossessionato, poiché egli, accettando le istituzioni che crede buone, è costretto a infuriarsi senza requie contro gli istituti effettualmente cattivi»: P. P. Pasolini, « Il Pasticciaccio » (1958), in Passione e ideologia, Garzanti, Milano, 1960, p. 323. 25 Lettera del 6 ott. 1967, in P. Gadda Conti, Le confessioni di Carlo Emilio Gadda, Pan Editrice, Milano, 1974, p. 140. Il corsivo su «necessario» è di Gadda. 26 Cronologicamente, vi sono ancora alcune lettere al cugino dopo questa che ho citato. Ma simbolicamente, per i motivi che sto dicendo, la si può considerare l'ultima. 27 Anche se non fu certamente nullo l'impatto pubblico di scritti come il Castello di Udine (premio Bagutta nel 1935 e parzialmente riedito ne «L'Almanacco letterario Bompiani» nel 1940, con un titolo consistente di tre proposizioni, di cui la prima è Campagna libica), come l'ammirata recensione del diario di guerra di De Bono (1935), o gli articoli divulgativi in cui Gadda commentava favorelvolmente le opere del paese-regime (La filovia del Gran Sasso d'Italia, «Gazzetta del Popolo», 13.11.1934; Apologo del Grand Sasso d'Italia, ibid., 22.11.1934 ; La grande bonificazione ferrarese, «Le Vie d'Italia», dicembre 1939, descritta come il «miracolo[che] hanno operato gli uomini volonterosi, le leggi provvide, e le povere macchine bevitrici di melma», da cui «villaggi e case (…) sono sorti per incantagione», come «la cittadina di Tresigallo», «prodigio di operosa modernità» [SVP, p. 170]), con qualche obbligato plauso all'autarchia (Combustibile italiano, «Gazzetta del Popolo», 27.7.1937; Le funivie Savona-San Giuseppe di Cairo e la loro funzione autarchica nell'economia nazionale, «Le Vie d'Italia», dicembre 1938; Le ligniti d'Appennino e la loro utilizzazione autarchica, «Gazzetta del Popolo», 29.9.1939) o tutelava la politica coloniale (Le risorse minerarie del territorio etiopico, «L'Ambrosiano», 13.6.1936; La donna si prepara ai suoi compiti coloniali, «Le Vie d'Italia», ott. 1938). Alcuni di questi articoli sono riprodotti in SVP, pp. 13-204. Bollettino '900 - Electronic Newsletter of '900 Italian Literature - © 2003 Giugno 2003, n. 1 |