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«...la posizione della macchina da presa corrisponde inesorabilmente a un certo modo di stare al mondo. Di osservarlo, di interrogarlo, interpretarlo - o anche di utilizzarlo e violentarlo, come insegnano buona parte delle inquadrature con cui veniamo bombardati ogni giorno. A dispetto dei tempi, credo in un cinema che sia ancora capace di uno sguardo particolare e preciso sul mondo. L'inquadratura è un frammento di tale sguardo. Non deve essere per forza "bella", se non ha motivo di esserlo, ma precisa sì: quella e non un'altra, forte della sua unicità...»
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