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«...è vero che ne Le acrobate si parla di una magia, una magia che si ricollega a qualcosa di rituale, a una memoria, a qualcosa che abbiamo perso o stiamo perdendo, e che è rivista, rivisitata, ricercata e forse ritrovata sotto la quotidianità che ci occlude un po' la vista, e che ritrova inevitabilmente una sua magia. Come se ci si soffermasse a guardare un quotidiano che in fondo può nascondere ancora delle piccole magie, che però non si colgono più tanto, mentre una volta si era più attenti nel decifrarle...»
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