Note: 1 Michelangelo Antonioni, Festival di Cannes 1960, in G. Amberg, L'Avventura: a Film by Michelangelo Antonioni, New York, Grove Press, 1969, p. 213 («L'uomo moderno vive in un mondo privo di strumenti morali adeguati alle sue risorse tecnologiche; è incapace di rapporti autentici con il suo ambiente, con le persone con cui si trova o addirittura con gli oggetti che lo circondano, poiché porta in sé un sistema di valori fossilizzato, fuori passo con i tempi»). 2 S. Chatman, Antonioni; or, the Surface of the World, Berkeley, University of California Press, 1985, p. 264. 3 Ivi, pp. 51-135. 4 S. Rohdie, Antonioni, London, British Film Institute Publishing, 1990, p. 114 («Non c'è forse un solo film di Antonioni che non contenga o non sia essenzialmente strutturato su una investigazione, ma una investigazione che inevitabilmente perde il filo, devia, si sposta; l'interesse per essa svanisce»). 5 M. Antonioni, Fare un film è per me vivere, Venezia, Marsilio editore, 1994, pp. 61-62. 6 P. Bondanella, Italian Cinema. From Neorealism to the Present, New York, The Continuum Publishing Company, 1988, p. 212 («la tecnica cinematografica del regista è il suo contenuto»). 7 Come suggerisce il titolo in inglese scelto da Chatman per il suo studio sull'opera di Antonioni: Antonioni, or the Surface of the World, Berkeley, University of California Press, 1985. 8 M. Antonioni, La malattia dei sentimenti; colloquio con Michelangelo Antonioni, in «Bianco e Nero» 2-3, 1961, p. 82. 9 Cfr. Henri Lefebvre, The Production of Space, Oxford, Blackwell, 1991, pp. 140-147. 10 Evidentemente, il regista è per lo più interessato all'esperienza delle classi superiori, dato che i suoi protagonisti appartengono alla élite milanese, e gli ambienti in cui si trovano sono quartieri e palazzi eleganti. L'aspetto dei quartieri abitativi urbani sorti al di fuori di una vera pianificazione architettonica, in un momento di estrema libertà per le imprese private e per la speculazione nel settore edilizio, non è un punto di interesse centrale nel film. 11 Cfr. Andre Arato, Esthetic Theory and Cultural Criticism, in The Essential Frankfurt Schoool Reader, New York, The Continuum Publishing Company, 1997, pp. 185-224, e Henri Lefebvre, The Production of Space, cit., pp. 92-99. 12 P. Bonitzer, Il concetto di scomparsa. Michelangelo Antonioni, identificazione di un autore, Parma, Pratiche editrice, 1985, p. 150. 13 M. Antonioni, Fare un film è per me vivere, cit., p. 248. 14 Cfr. Sandra Cavicchioli, Spazialità e semiotica: percorsi per una mappa, in «Versus» 73/74, Milano, Bompiani, 1996, pp.6-9. 15 E. Paci, Dibattito su "L'eclisse", in C. di Carlo (a cura di), Michelangelo Antonioni, Roma, Bianco e Nero, 1964, p. 89. 16 Lo studio di Patrizia Magli sulla relazione tra prospettiva e paesaggio in architettura e in letteratura è una fonte assai utile. Cfr. Visus amoenus: il volto e il paesaggio, in «Versus» 73/74, Milano, Bompiani, 1996, pp.184-189. 17 M. Antonioni, Fare un film è per me vivere, cit., p. 254. 18 S. Chatman, Antonioni or, the Surface of the World, cit., p. 73. 19 Cfr. la distinzione di Jean-Paul Sartre fra «Essere-per sé» ed «Essere-in-sé», in L'Essere e il Nulla,Milano, Il Saggiatore, 1988. 20 Cfr. nota 1. 21 P. Bondanella, Italian Cinema, cit., p. 221 («i codici di comportamento fuori moda e la visione romantica della natura vogliono offrire una via verso una nuova moralità»). 22 H. Lefebvre, The Production of Space, cit., p. 58.
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