Note:


Il saggio sviluppa la relazione tenuta al convegno di Parigi «Littérature et réseaux informatiques» (Istituto Italiano di Cultura, 21 novembre 1997). Una sintesi della seconda parte dell'intervento, con il titolo La metafora virtuale, è stata pubblicata in «Sapere», n. 1, febbraio 1998, pp. 93-94.

1  Le osservazioni che seguono si basano sullo standard di rete, ossia il linguaggio HTML, e sulle applicazioni più diffuse. Benché tale linguaggio mostri molti limiti, e le applicazioni siano destinate ad essere superate, e in generale standard e software siano calibrati sulle tecnologie del momento, sempre in progress, si può ipotizzare che, nella sostanza, le funzioni della testualità digitale siano già pienamente tratteggiate da questi prototipi, proprio perché, in quanto tali, le funzioni non sono dipendenti da questo o quel supporto, canale o mezzo, ma hanno a che fare con le proprietà intrinseche della connettività digitale.

2  Mi riferisco naturalmente a V.Ja. Propp, Morfologia della fiaba [1928], Torino, Einaudi, 1966.

3  In particolare a A.J. Greimas, Gli Attanti, gli Attori e le Figure, in Del senso 2. Narrativa, modalità, passioni, Milano, Bompiani, 1984, pp. 45-63; A.J. Greimas, Elementi per una grammatica narrativa, in Del senso, Milano, Bompiani, 1984, pp. 167-194; A.J. Greimas (in collaborazione con F. Rastier), Interazioni delle costrizioni semiotiche, in Del senso, cit., pp. 143-163.

4  Come ho già accennato, estendo a tutte le principali funzioni del testo digitale il termine generale di link, che vi si attaglia proprio per la natura connettiva di tali funzioni.

5  Ciò avviene sia sull'asse della profondità (gli strati non visibili del testo), sia su quello della superficie (le interfacce).

6  La testualità sta tra il discorso e il segno, tra l'oralità e la scrittura: costituisce in qualche modo la scrivibilità del discorso (ossia la fissazione di regole in base alle quali istituire e riconoscere rapporti tra cose). Discorso, testualità e scrittura si evolvono incessantemente, ma oggi l'esigenza di rinnovare le modalità "discorsive" (di creare nuovi rapporti tra cose e mettere in relazione cose che prima non erano in rapporto) sembra trovare proprio nella scrittura digitale il mezzo più efficace per creare un modello di testualità che la soddisfi. Se di "convergenza" si deve parlare è forse da questo livello antropologico-culturale che si deve partire, più che da quello meramente tecnico-produttivo.

7  Dallo Standard Generalized Mark-up Language alla Text Encoding Initiative.

8  Pragmemi che consentono di controllare il funzionamento di altri pragmemi.

9  Solitamente il termine "ipertesto" è impiegato in senso riduttivo, designando una particolare tipologia di testo digitale (contraddistinta dalla presenza di "link" intesi solo nel senso che qui si è indicato con il pragmema (b), oppure un particolare prodotto editoriale (quello della perduta «età dell'oro» dell'ipertesto), o addirittura una fase della scrittura digitale. Qui lo si usa invece in senso estensivo, come sinonimo di testo digitale, eccetto nei casi in cui è necessaria una diversa specificazione.

10  Va ricordato che Tim Berners-Lee, quando cercò un nome per il programma da cui scaturì l'idea del web, si ispirò alla formula Enquire Within upon Everything, che contiene in sommo grado l'idea dell'entrare. Se ne veda la testimonianza diretta in T. Berners-Lee (con M. Fischetti), Weaving the Web. The Original Design and Ultimate Destiny of the World Wide Web by Its Inventor, S. Francisco (Ca.), Harper, 1999, p. 1.

11  Si può dire dunque che ogni pragmema incorpora sempre anche una funzione d'avvio, ma alcuni (quelli che ho chiamato pragmemi dell'avvio) realizzano principalmente e specificamente tale funzione.

12  Basti citare il primo interessante tentativo di classificazione dei link ad opera di Randall Trigg. Nella sua pionieristica tesi di dottorato (A Network-Based Approach to Text Handling for the Online Scientific Community, Department of Computer Science, University of Maryland, novembre 1983) ne individuava settantacinque tipi, distinti nelle due categorie di «Normal link types» e «Commentary link types»; nell'elenco figuravano voci come citazione, generalizzazione, astrazione, spiegazione, correzione, commento. Si veda in rete il quarto capitolo della tesi, «A Taxonomy of Link Types», all'indirizzo <http://www.workpractice.com/trigg/thesis-chap4.html>.

13  In HTML, ad esempio, l'attributo "target" comporta, se sono presenti frame, almeno quattro diversi rapporti spaziali tra documento di origine e documento d'arrivo.

14  Essendo a questo livello le determinazioni spaziali e temporali strettamente legate, le ho considerate in prima approssimazione come costitutive dello stesso pragmema (c). In realtà, salendo al livello intertestuale o intermediale si rende necessario distinguere tra le due funzioni, perché assumono un diverso rapporto con ciò che si potrebbe chiamare il "registro" dei documenti (testuale, grafico, audiovisivo), e con la loro struttura ipertestuale (ad albero, circolare, reticolare, inclusiva). Quando sarà necessario chiamerò quindi (c0) l'aspetto prevalentemente spaziale, e (c1) l'aspetto prevalentemente temporale.

15  Si potrebbe anche adottare il termine ergodico, coniato da E.J. Aarseth, Cybertext. Perspectives on Ergodic Literature, Baltimore, The Johns Hopkins University Press, 1997. Tuttavia mi sembra che, privilegiando la pragmatica della lettura, il concetto amplifichi troppo l'aspetto processuale della rete a scapito di quello sedimentale, che pure sussiste, e l'aspetto macro-testuale della testualità digitale a scapito della pluralità dei testi.

16  Qui per "ancora" intendo specificamente l'istruzione che consente di rendere attivo il pragmema di collegamento. Le ancore (ancore-sorgente) possono puntare a un documento o a porzioni di documento. In quest'ultimo caso è necessaria la presenza di ancore-destinazione nel punto di arrivo.

17  Al quale si deve una definizione di ipertesto che mette in evidenza questo doppio livello: «windows on the screen are associated with objects in a data base», J. Conklin, A Survey of Hypertext, MMC TR, 1987, <http://elib.cs.berkeley.edu/docs/data/pl/Digital_Documents/3/HTML/00000001.html>.

18  Si veda il classico J.D. Bolter, Writing Space: The Computer, Hypertext and the History of Writing, Hillsdale-N.J., Erlbaum, 1991; trad. it. Lo spazio dello scrivere. Computer ipertesti e storia della scrittura, Milano, Vita e Pensiero, 1993.

19  G. Cavallo e R. Chartier, Introduzione a G. Cavallo e R. Chartier (a cura di), Storia della lettura nel mondo occidentale, Roma-Bari, Laterza, 1998, p. XXXVI.

20  Si veda J. Anis, L'ipertesto come ipermetafora, intervento al convegno di Parigi, «Littérature et réseaux informatiques» (Istituto Italiano di Cultura, 21 novembre 1997).

21  P. Lévy, Les technologies de l'intelligence. L'avenir de la pensée à l'ére informatique, Paris, La Decouverte, 1990.

22  Si vedano esempi consistenti di questa impostazione in J.A. Waterworth (a cura di), Multimedia. Tecnologia e applicazioni, Padova, Muzzio, 1992; per una ripresa di questi problemi si veda K. Groenback, E. Mylonas, F. Shipman (a cura di), Proceedings of the Ninth ACM Conference on Hypertext and Hypermedia: Links, Objects. Time and Space, New York, ACM Press, 1998. Va detto che da allora non si sono fatti molti passi avanti sul piano della rappresentazione di diversi tipi di link (anche intesi solo come collegamenti tra nodi) sulle interfacce.

23  La distinzione tra pragmemi strutturali e pragmemi interattivi può richiamare alla mente la distinzione di M. Joyce tra ipertesti esplorativi e ipertesti costruttivi (M. Joyce, Of Two Minds: Hypertext Pedagogy and Poetics, Ann Arbor, University of Michigan Press, 1995, pp. 39-59), fatto salvo che qui non si tratta di distinguere in prima istanza tra tipi di ipertesti, ma di individuare differenti livelli funzionali della testualità digitale. A questo proposito la mia impostazione è più simile a quella di A. Aarseth, che distingue quattro funzioni di lettura (interpretative, esplorative, configurative, textonic); (E. Aarseth, , Cybertext, cit., pp. 64-65).

24  Per indicare i "blocchi", o meglio i sotto-testi (che fanno parte di un ipertesto) preferisco usare i termini "unità topica" e "unità temporale" (quando occorra distinguere l'aspetto spaziale e l'aspetto della durata) o "unità spazio-temporale", perché mi sembrano alla fine più precisi rispetto al tradizionale "nodo" (troppo astratto), o al fuorviante "lessìa". Poiché sono convinto che non si debba confondere piano astratto e piano concreto (posizione logica in una struttura e concretezza storica di un documento), userò "nodo" solo quando mi riferisco in astratto a sorgente o destinazione di un collegamento. Per ulteriori specificazioni rimando al paragrafo sul pragmema (g).

25  Innescando una serie di rapporti a livello topologico (dispositio), topico (inventio), figurale (elocutio), ma anche di tipo esecutivo e ricognitivo tali da coinvolgere actio e memoria.

26  Si veda J. Clément, Elementi di poetica ipertestuale, intervento al convegno «Ipertesti creativi: modifiche della scrittura e nuove tecnologie», Università di Bologna, 15 maggio 1998.

27  Si può definire la "distanza", in un ipertesto, anche in modo più preciso: tra due nodi ci può essere solo una distanza esprimibile in numeri interi. In altre parole, la distanza tra due nodi è data dal numero di nodi che si devono attraversare per arrivare dall'uno all'altro. Se è pari a zero, significa che i due nodi sono contigui. Ciò vale anche se i nodi sono all'interno dello stesso documento

28  In questo senso anche G. Bettetini, B. Gasparini, N. Vittadini, Gli spazi dell'ipertesto, Milano, Bompiani, 1999, p. 62.

29  Come si è detto la differenza passa tra il se e il quando, da una parte, e il come, dall'altra. Un collegamento (pragmema b) può essere istituito o seguito: è in fondo un atto chiuso. Tutto quello che segue, invece, è intimamente dialogico, richiede una responsabilità, nel senso bachtiniano.

30  Si usa la terminologia e la prospettiva di H. Weinrich, Moneta e parola. Ricerche su un campo metaforico, in Metafora e menzogna. La serenità dell'arte, Bologna, Il Mulino, p. 40.

31  Si veda M. Bernstein, Hypertext Gardens: Delightful Vistas, 1998, <http://www.eastgate.com/garden/Enter.html>; metafora contadina e biblica è anche la «vigna del testo» di Ivan Illich/Ugo di San Vittore: I. Illich, Nella vigna del testo. Per un'etologia della lettura, Milano, Cortina, 1994. Che si tratti di una metafora di lunga durata (e quindi produttiva ed evolutiva) è certificato anche da M. de Certeau, che richiama il lavoro della terra per designare la scrittura, contrapponendola all'attività nomadica della lettura; M. de Certeau, L'invention du quotidien, Paris, Gallimard, 1990², vol. I, Arts de faire, p. 251. Basti pensare, del resto, al famoso indovinello veronese delle origini, qualunque sia l'attendibilità della sua interpretazione più accreditata («Se pareba boves, alba pratalia araba, albo versorio teneba, et negro semen seminaba»).

32  C. Levi-Strauss, Guardare ascoltare leggere [1993], Milano, Il Saggiatore, 1994, p. 12.

33  Sull'uso di questi termini per indicare le sotto-unità, topiche e temporali, che costituiscono un ipertesto, rimando alla nota relativa nel paragrafo dedicato al pragmema (b).

34  LIZ 3.0 - Letteratura Italiana Zanichelli, Cd-rom, a cura di Pasquale Stoppelli ed Eugenio Picchi,Bologna, Zanichelli, 1997³

35  Iter italicum, Cd-rom, a cura di Luciano Floridi, Leiden, E.J. Brill, 1994.

36  LIZ 3.0 - Letteratura Italiana Zanichelli, Cd-rom, a cura di Pasquale Stoppelli ed Eugenio Picchi, Bologna, Zanichelli, 1997³.

37  Lira - Letteratura Italiana. Repertorio Automatizzato. Cd-rom bibliografico della lingua e della letteratura italiana dal 1986 al 1995, diretto da Benedetto Aschero, Trieste, Alcione Edizioni, 1996.

38  Per una interpretazione di questi giochi di ruolo dal punto di vista della loro tipologia testuale e narrativa si veda, oltre al già citato E.J. Aarseth, Cybertext, l'opera fondamentale di J.H. Murray, Hamlet on the Holodeck: The Future of Narrative in Cyberspace, New York, Free Press, 1997. Anche Janet Murray cita Propp, ma in una prospettiva differente; si vedano le pp. 195-197.

39  Honoré de Balzac, Explorer La Comédie humaine, Cd-rom, a cura di Claude Duchet, Nicole Mozet e Isabelle Tournier, Paris, Acamedia, 1999.

40  L'unica eccezione, di entità modesta, è il menu iconico (uno scaffaletto di libri) delle «collezioni» di opere, che mostra o nasconde le opere contenute.

41  LIZ 3.0 - Letteratura Italiana Zanichelli in Cd-rom (6 Cd-rom), Bologna, Zanichelli, 1997; Roma, Lexis - L'Espresso, 1998. Questa versione contiene 673 testi della letteratura italiana. Per un raffronto tra testi compresi nella LIZ 2.0 e nella Liz 3.0 si veda R. Castellana, Schede di letteratura e informatica, in «Allegoria», 1998, n. 29-30, pp. 266-268.

42  Non è possibile fare blocchi, ad esempio, e il mouse si può usare, sorprendentemente, solo per selezionare o per attivare menu.

43  Rimando a S. Spinelli, LIRA - Letteratura Italiana. Repertorio Automatizzato, in «Bollettino '900», 1997, n. 1, <http://www.comune.bologna.it/iperbole/boll900/lira.htm>; e F. Pellizzi, Lo stile in rete, in «IBC», n. 3, luglio-settembre 1997, pp. 10-12.

44  M. Stefik, Internet dreams. Archetipi, miti e metafore, Torino, Utet Libreria, 1997.

45  Le figure mitiche e archetipiche corrispondenti alle quattro metafore sono per Stefik il Custode del sapere, il Comunicatore, il Mercante, l'Avventuriero. Ivi, pp. 12-13.

46  P. Flichy, L'innovazione tecnologica. Le teorie dell'innovazione di fronte alla rivoluzione digitale, Milano, Feltrinelli, 1996, p. 125. Sul piano linguistico ci si riferisce in particolare, per una precisa scelta metodologica, alle metafore e ai termini che sono impiegati in due "zone" piuttosto delimitate: nello strumentario concreto, all'interno dei programmi, delle interfacce e dei siti, e nella riflessione teorica sulle nuove tecnologie. I gerghi di massa e le terminologie che si sviluppano negli ambienti di programmazione legati alle reti e attraverso nuovi mezzi telematici come chats, muds, newsgroups e posta elettronica costituiscono fenomeno differente da quello che interessa qui e richiedono altri strumenti di analisi e motivazioni diverse. Utile in ogni caso è la registrazione della terminologia diffusasi, in Italia, con l'esplosione del fenomeno dei BBS (Bullettin Board System), all'inizio degli anni '90. Primo documento in questo senso, per ampiezza e vicinanza alla fonte, è da considerarsi M. Codogno, Gergo Telematico, v. 0.9.8, 12 febbraio 1994 (la prima versione è del 1993), in Super Kit Internet e BBS, dischetti allegati a E. Marcandalli, Super Kit Internet-BBS, Milano, Apogeo, 1994. Per quanto riguarda la lingua inglese, riferimento obbligatorio è E.S. Raymond, The New Hacker's Dictionary, Cambridge (Ma), MIT Press, 1993² (che corrisponde alla versione 3.0.0, 27 luglio 1993 del Jargon File digitale, successivamente aggiornata: <http://www.catb.org/~esr/jargon/>). Da vedere per gli stessi anni, in ambito italiano, e con una prospettiva differente, F. Marri, La lingua dell'informatica, in Storia della lingua italiana, a cura di L. Serianni e P. Trifone, vol. II, Torino, Einaudi, 1994, pp. 617-633.

47  I.A. Richards, La filosofia della retorica, Milano, Feltrinelli, 1967; M. Black, Models and Metaphors, Ithaca (N.Y.), Cornell University Press, 1962.

48  R. Boyd, Th.S. Kuhn, La metafora nella scienza, Milano, Feltrinelli, 1983, p. 102.

49  S. Borutti, L'invenzione della metafora. Una nota su metafora e filosofia, in «aut aut», n. 220-221, luglio-ottobre 1987, p. 55

50  È ciò che ha fatto G. Gatti elencando i diversi termini riferibili al lavoro del bibliotecario impiegati in rete; si veda l'intervento di Gatti, Un mondo in forma di biblioteca. Leggere/consultare nel paesaggio elettronico, tenuto al convegno di Parigi, «Littérature et réseaux informatiques» (Istituto Italiano di Cultura, 21 novembre 1997).

51  Intendo quando molte articolazioni del campo emittente sono applicate al campo ricevente.

52  I.A. Richards, La filosofia della retorica, cit., p. 90.

53  Mark Stefik, Internet dreams, cit., p. 6.

54  P. Flichy, L'innovazione tecnologica, cit.

55  Parola coniata, come è noto, dallo scrittore William Gibson in Neuromancer, New York, Ace Book, 1984.

56  Il primo è stato Kyle Shannon, fondatore di agency.com, il quale ha promosso una campagna negli Stati Uniti per rinnovare completamente il vocabolario di Internet; cfr. «Telèma», 1997, n. 10, p. 128; <http://www.agency.com>.

57  Si veda a questo proposito Jakob Nielsen, Stuck With Old Browsers Until 2003, 1999, <http://www.useit.com/alertbox/990418.html>.

58  Si veda la colonna centrale dello schema 4.

59  Salvo diventare anch'esse, come si è detto, un potente veicolo di innovazione alla rovescia, quando influenzano il campo metaforico emittente.

60  Pierre Rosenstiehl, Rete, in Enciclopedia Einaudi, vol. XI, Torino, Einaudi, 1980, pp. 1027-1046.

61  Ivi, p. 1027.

62  Con il titolo Gettare la rete. Parole e realtà nell'epoca di Internet si presenta al lettore il numero 289-290 di «aut aut», gennaio-aprile 1999.

63  A. Abruzzese, Analfabeti di tutto il mondo uniamoci, Genova, Costa & Nolan, 1996, p. 181.

64  M. Augé, Storie del presente [1994], Milano, Il Saggiatore, 1997, p. 137.

65  È il caso del già citato P. Rosentiehl, autore anche della voce Grafo, in Enciclopedia Einaudi, vol. VI, Torino, Einaudi, 1979, pp. 865-896. Si veda anche il Web Tutor di C.K. Caldwell sulla teoria dei grafi, 1995, <http://www.utm.edu/departments/math/graph/>, segnalatomi da Gino Roncaglia.

66  Del resto, basta un semplice esempio a illustrare l'irruzione nella rete della retorica classica - prima ancora della retorica degli spazi - a scapito della logica: se in un'interfaccia poniamo un certo numero di bottoni di collegamento e soltanto su uno di essi scriviamo «premi qui», è chiaro che rendiamo già la struttura per lo meno non omogenea.

67  Una mediazione più ricca potrebbe essere l'integrazione di una teoria dei grafi e una teoria dei campi, così come fu intesa da Kurt Lewin, per dare conto di relazioni tra gruppi umani (Field Theory in Social Science, New York, Harper & Row, 1951). Ha citato Lewin, a proposito della rete, Tomás Maldonado, Possiamo vivere in un sogno ma alla fine dobbiamo svegliarci, in «Telèma», 1999, n. 16, p. 10, articolo sul quale torneremo.

68  Se in una serie di documenti collegati distribuisco in modo diseguale i contenuti e le risorse, è evidente che ci saranno documenti che assumono maggiore importanza e attraggono su di sé maggior traffico.

69  Si veda ad esempio il sito della Matrix Information and Directory Services, che dal 1990 intraprende tentativi di rappresentazione grafica della rete, della sua diffusione e delle sue funzionalità in tempo reale, <http://www.mids.org/weather/world/latest.html/> (10 dicembre 1999).

70  E. Benveniste, La forma e il senso nel linguaggio, in Problemi di linguistica generale II, Milano, Il Saggiatore, 1985, pp. 245-270.

71  V. Vološinov e M.M. Bachtin, Marxismo e filosofia del linguaggio, a cura di Margherita De Michiel, Lecce, Piero Manni, 1999.

72  P. Ricoeur, La metafora viva, Milano, Jaca Book, 1981, pp. 89-132.

73  Ju.M. Lotman, Introduzione, in Ju.M. Lotman e B.A. Uspenkij, Tipologia della cultura [1975], Milano, Bompiani, 1987, p. 32.

74  È nota la tesi di Roman Jakobson secondo la quale la funzione poetica agisce proiettando la dimensione sintagmatica sul piano paradigmatico. Con le neotecnologie digitali sembra che il fenomeno sia più esteso e generalizzato, grazie al carattere intimamente meta-discorsivo e configurativo delle scritture digitali. Cfr. R. Jakobson, Linguistica e poetica [1958], in Saggi di linguistica generale, a cura di L. Heilmann, Milano, Feltrinelli, 1966.


Bollettino '900 - Electronic Newsletter of '900 Italian Literature - © 1999-2000

<http://www3.unibo.it/boll900/numeri/1999-ii/Pellizzi.html>

Dicembre 1999, n. 2