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          BOLLETTINO '900 - Segnalazioni / B, giugno 2003             Successivo

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SOMMARIO:

- Paola Ponticelli
Resoconto del Convegno
"The Edinburgh Journal of Gadda Studies" - *First
International Conference*
Edimburgo, National Library of Scotland,
10-11 aprile 2003.
- Eleonora Conti
Resoconto del Convegno
*Gadda a Roma. La storia, la citta', il teatro:
il "Pasticciaccio"*
Roma, Casa delle Letterature, 19 maggio 2003.

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Paola Ponticelli
Resoconto del Convegno
"The Edinburgh Journal of Gadda Studies" - *First
International Conference*
Edimburgo, National Library of Scotland, 10-11 aprile 2003.

Il Primo *Convegno Internazionale Carlo Emilio Gadda*,
svoltosi il 10 e l'11 aprile 2003 presso la National
Library of Scotland, Edimburgo, per celebrare il
trentennale della morte dello scrittore, si e' rivelata
un'occasione importante per delineare lo stato della
gaddistica, consentendo di individuare le linee critiche
piu' stimolanti e innovative offerte dalle indagini piu'
recenti.

Diciannove gli interventi, suddivisi in sette sessioni
di discussione, corrispondenti ad altrettanti temi
fondamentali negli studi su Gadda: le strutture narrative,
l'influenza della tradizione letteraria e il rapporto con
la cultura e gli scrittori a lui contemporanei, i
quarant'anni della *Cognizione del dolore*, i leitmotiv,
l'evoluzione della scrittura gaddiana dalle prime prove
fino ai capolavori della maturita', i problemi della
fortuna critica e della ricezione delle opere maggiori,
infine la descrizione di alcuni fondi ancora inediti e
di alcuni strumenti di studio digitali.

Si sono confermati centrali per comprendere Gadda
correttamente alcuni temi critici volti a illustrare
la profondita', la complessita' e la densita' delle
sue pagine: l'esistenza di una stretta relazione tra
scrittura, filosofia ed epistemologia gaddiane; la
presenza di motivi ricorrenti nella produzione letteraria,
da quello ben noto della guerra, individuabile in tutte
le opere gaddiane, ad altri nuovi, recentemente indagati,
come quello del giardino, di ascendenza classica, e quello
del carnevale, riconducibile alla tradizione del carnevale
ambrosiano; la necessita' di riconoscere alcune forti
contraddizioni tra l'uomo e l'artista, alla base di alcune
delle piu' felici invenzioni gaddiane, come le due opposte
figure del reduce di guerra della *Cognizione*.

D'altro canto, il convengo ha fatto emergere anche alcuni
orientamenti critici recenti, che promettono di aprire
nuovi interessanti capitoli nell'interpretazione di
Gadda: l'interesse dello scrittore per il romanzo e le
strutture romanzesche a partire dal *Racconto italiano*,
che introduce l'idea di un Gadda romanziere contro
quella imperante di un Gadda puro prosatore e cultore
del frammento; i caratteri antitradizionali della
narrativa gaddiana, come la non linearita' e la non
sequenzialita': una narrazione che parrebbe rinunciare
alla concatenazione causale e temporale del romanzo
classico ottocentesco, fortemente digressiva, che procede
per molteplici leitmotiv e richiami interni, e presenta
piuttosto una struttura modulare e trame multiple invece
di un'unica trama; una filologia delle fonti e dei
modelli romanzeschi di Gadda, esplicitamente dichiarati
o presenti nella sua biblioteca, come Dostoevskij,
modello contemporaneamente del romanzo simbolista alla
russa e del romanzo giudiziario; le somiglianze e le
differenze con scrittori italiani contemporanei,
apparentemente anche molto diversi da Gadda, come ad
esempio Moravia, per un confronto che restituisce allo
scrittore milanese la sua giusta collocazione storica
nel panorama della letteratura italiana contemporanea.
Infine promettono di offrire un valido aiuto per indagini
sempre piu' complesse e coraggiose i nuovi strumenti di
studio e di analisi, sia di tipo tradizionale, come gli
epistolari inediti del Fondo Bonsanti del Gabinetto
Vieusseux, in fase di restauro, sia in formato digitale,
come la versione elettronica dei testi gaddiani
nell'edizione Garzanti Della Spiga ad opera del CNR
pisano e la rivista di studi online diretta da Federica
Pedriali, "The Edinburgh Journal of Gadda Studies"
(www.arts.ed.ac.uk/gadda), sotto il cui nome si e'
tenuto questo convegno.

Gli atti, dedicati a Gian Carlo Roscioni, verranno
pubblicati come secondo numero speciale dell'"Edinburgh
Journal" nel gennaio del 2004.

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Eleonora Conti
Resoconto del Convegno
*Gadda a Roma. La storia, la citta', il teatro:
il "Pasticciaccio"*
Roma, Casa delle Letterature, 19 maggio 2003.

Lo scorso 19 maggio, alla Casa delle Letterature di Roma,
si e' svolta la giornata di studi dedicata al
*Pasticciaccio* gaddiano, a cura di Andrea Cortellessa,
nel trentennale della morte dello scrittore milanese.

Gadda, spentosi il 21 maggio 1973, riposa da tre anni al
Cimitero degli Inglesi al Testaccio, secondo le sue ultime
volonta', come ha ricordato l'assessore Borgna, in apertura
di convegno. La sottolineatura ha messo subito l'accento
sul peso dato in questa giornata ai luoghi fisici, alla
geografia, alla toponomastica di Roma come emergono dal
*Pasticciaccio*; la concretezza del vissuto e' stata
esplorata anche grazie a indagini sull'onomastica, sui
cibi, sui dialetti del romanzo; mentre il mondo di Gadda
e' stato "fisicamente" presente, grazie al supporto di
immagini a volte anche commoventi (la viva voce dello
scrittore da uno stralcio della sua ultima intervista
per la televisione, e poi diapositive e ancora filmati).

Il ricordo della lapide voluta dal Comune di Roma in via
Merulana 219, come omaggio al *Pasticciaccio* in quanto
"severo monumento alla plebe di Roma" (Manganelli), alla
via e ai suoi abitanti, poi, ha messo in luce il "paradosso"
in cui si imbattono il lettore e il critico di Gadda:
infatti, il numero civico 219, corrispondente al "Palazzo
degli Ori", - nodo fisico del romanzo, teatro dei "fattacci"
narrati, cosi' vivo e umorale, nel suo garbuglio e
"confusione di voci e di aspetti" -, in realta', in via
Merulana non c'e', come se Gadda avesse voluto reinventare
la geografia di Roma - ha sottolineato Cortellessa -, come
se avesse creato un non-luogo, un centro tutto suo, intorno
a cui gravitano periferie che fondono realismo e invenzione
letteraria.

Cosi' il convegno e' partito proprio da questo viaggio per
le strade di Roma e della sua periferia.
La relazione di Walter Pedulla' si e' concentrata su
Piazza Vittorio, il luogo del romanzo che segna il passaggio
da un ambiente borghese ad uno piu' schiettamente popolare,
collocato al centro della citta', grande mercato all'aperto
in cui confluiscono merci e ambulanti col loro teatrino di
sapori, odori, parole e gesti (gia' preannunciati in via
Merulana da quei gruppetti di "donne, sporte e sedani",
"serve, padrone, broccoli" che fanno da sfondo alle prime
indagini del commissario Ingravallo). Pedulla' non ha
trascurato poi gli animali che abitano le pagine del
romanzo (dal maiale, per lo piu' gia' porchetta, ai sorci,
alle carpe).

Dall'intervento di Raffaele Manica, che ha rapidamente
passato in rassegna i luoghi piu' variopinti e barocchi
del romanzo, e' emerso il paradosso di cui si diceva
all'inizio: infatti, egli ha sottolineato che quanto
piu' la toponomastica presente nel testo registra nomi
visionari o esagerati (da Santo Stefano del Cacco al
Torraccio), tanto piu' la geografia gaddiana di Roma
sembra inventata - come i suoi abitanti del resto, che
per lo piu' non si mostrano neanche, anche se i loro
nomi documentano la profondita' storica da cui provengono
e di cui sono impregnati (Ascanio, Diomede) -, in un
continuo scambio, "pasticcio" e appiattimento di centri
e periferie.

Il viaggio attraverso le immagini e' stato affidato in
particolare allo spezzone di intervista televisiva a
cura di Ludovica Ripa di Meana e Gian Carlo Roscioni,
che ha riportato in vita per un momento la fisicita'
massiccia, lenta, sofferente, e sempre umanissima e
pungente, dell'ultimo Gadda (nelle pause di lucidita'
strappate alla malattia, emerge un uomo che con poche
battute era in grado di ritrarre intellettuali -
Bacchelli, "un interminabile chiacchierone", Ungaretti
"ambiziosissimo", Montale "uno dei nostri grandi" -,
e gente comune della sua Brianza - assolta dal giudizio
a volte duro che lo scrittore gli riserva nelle sue
opere con una battuta fulminante: "non tutti sono
condannati ad essere intelligenti" -); alle diapositive
di Fabio Pierangeli, autore di una biografia per
immagini dello scrittore, che hanno tracciato un
itinerario fra i luoghi del romanzo (i Santi Quattro,
S. Stefano Rotondo, i Due Santi, i castelli romani,
con la loro continua sovrapposizione di sacralita' e
popolarita', di alto e basso) e quelli di Gadda (via
Fonteliana, dove lo scrittore abitava nello stesso
caseggiato di Pasolini; via Blumenstihl, la sua ultima
dimora); e ad Alba Andreini, che, parlando del successo
di pubblico del *Pasticciaccio*, ha mostrato tre
spezzoni dello spettacolo allestito nel 1996, al
Teatro Argentina, da Luca Ronconi.

L'intervento di Giorgio Pinotti invece si e' incentrato
sulla lingua e sul dialetto del romanzo. Egli,
attingendo alle ricerche gia' confluite nella sua nota
al *Pasticciaccio* (editore Garzanti), ha proposto un
confronto fra la lingua della prima redazione (quella
del 1945, uscita a puntate sulla rivista "Letteratura"
l'anno seguente) e quella della versione in volume del
1957. Scopo del suo intervento era mostrare il lavoro
di limatura e "risciacquatura" del dialetto romanesco,
nel passaggio da una mescolanza tra dialetto e italiano
corrente, estremamente libera e caricaturale, a un
dialetto piu' corretto, meno contaminato (la
campionatura era basata in particolare sull'interrogatorio
di Remo Balducci, che si trova in un capitolo, il quarto,
fortemente rimaneggiato e ridotto nel passaggio fra le
due stesure). Scopo della revisione linguistica e',
secondo Pinotti, la volonta' di trasformare il romanesco
eversivo e parodico della stesura di "Letteratura" in
uno strumento di forte carica polemica, in quanto
lingua di una comunita' sociale ben definita.

Federica Pedriali - promotrice a sua volta di un convegno
gaddiano a Edimburgo gli scorsi 10 e 11 aprile - si e'
concentrata sul lavoro del romanzo e sul "romanzo del
lavoro", in un percorso che dall'Adalgisa e' arrivata
solo nel finale al Pasticciaccio; mentre Andrea
Cortellessa ha esplorato le reminiscenze della prima
guerra mondiale, presenti nel tessuto del romanzo.

Enzo Siciliano, infine, ha offerto una testimonianza
molto partecipata di alcuni dei suoi incontri con Gadda
e in particolare degli anni del "Teatro del Porcospino",
fondato con Alberto Moravia, Dacia Maraini, Paolo
Bonacelli ed altri, sul finire del 1966. Si trattava
di un teatro di sperimentazione, "pungente" - secondo
la definizione di Moravia -, che porto' sulla scena per
la prima volta *Il guercio, l'amazzone, lo spirito della
poesia nel verso immortale del Foscolo*, di Gadda.

Nel corso del convegno sono stati ricordati anche
altri adattamenti delle opere gaddiane, dalla
sceneggiatura cinematografica opera di Gadda stesso,
*Il palazzo degli ori*, poi rimasta nel cassetto; al
film di Pietro Germi, *Un maledetto imbroglio*; al
monologo per il teatro di Patrizia De Clara, ispirato
a *Eros e Priapo*. La giornata si e' chiusa con la
presentazione dell'annuario *Quaderni dell'ingegnere*,
curato da Dante Isella, dei due volumi della *Biblioteca
di Don Gonzalo*, curati da Cortellessa e Patrizi, e di
uno strumento informatico, l'"Edinburgh Journal of Gadda
Studies", curato da Federica Pedriali.

Infine Paolo Bonacelli, primo interprete del gia'
menzionato *Il guercio, l'amazzone, lo spirito della
poesia nel verso immortale del Foscolo*, ha reso omaggio
al *Pasticciaccio*, recitandone alcune pagine unitamente
ad una scelta dalle *Norme per la redazione di un
testo radiofonico*.

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Segnalazioni/ B, giugno 2003. Anno IX, 3.

Direttore: Federico Pellizzi
Redazione: Michela Aveta, Eleonora Conti, Stefania
Filippi, Anna Frabetti, Valentina Gabusi, Saverio Voci.

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Reg. Trib. di Bologna n. 6436 del 19 aprile 1995.
ISSN 1124-1578

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