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          BOLLETTINO '900 - Segnalazioni / C, ottobre 2002             Successivo

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SOMMARIO:

- Bijoy M. Trentin
Nicola Gardini (a cura di), *Il senso del desiderio.
Poesia gay dell'eta' moderna*, Milano,
Crocetti Editore, 2001, pp. 200, euro 15,49.
- Francesco Vinci
Maria Luisa Spaziani, *Poesie (1954-1996)*,
Milano, Mondadori, 2002, pp.309, euro 8,26.
- Anna Pegoretti
Katia Pizzi, *A city in search of an author*,
London-New York, Sheffield Academic Press, 2001,
pp. 218, sterline 60.

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Bijoy M. Trentin
Nicola Gardini (a cura di), *Il senso del desiderio.
Poesia gay dell'eta' moderna*, Milano,
Crocetti Editore, 2001, pp. 200, euro 15,49.

L'antologia, che spera di "dare un contributo significativo
alla comprensione" dell'"imprescindibile nesso tra
scrittura letteraria e vita", non intende "proporre una
storia della poesia gay per exempla", ma "mostrare secondo
quali norme l'amore gay dei tempi moderni [...] si
esplichi".
Le composizioni poetiche sono suddivise in sei sezioni
(*inseguendo un uomo*, *tu ed io*, *Sodomia*, *poiche'
ti amavo*, *blues funebre*, *un incontro casuale*), che
individuano i temi piu' tipici (e anche topici) della
poesia gay; ma le "norme" specifiche di questo tipo di
produzione poetica sono individuate nella "centralita'
del corpo" e nell'"occasionalita' degli incontri".
Le poesie non presentano commento, ma le traduzioni in
italiano sono sempre efficaci: le composizioni poetiche
straniere riportano a pie' di pagina il testo originale
inglese, francese, tedesco, neogreco o spagnolo, ma,
purtroppo, mai quello russo. I testi raccolti in questa
antologia non sono anteriori alla seconda meta'
dell'Ottocento; si possono ricordare qui due autori molto
diversi per capacita' e sensibilita' rappresentative ed
espressive: Lord Alfred Douglas (1870-1945), "poetastro
sdolcinato" autore dell'espressione celebre in inglese
"l'Amore che non osa dire il suo nome" (l'amore gay),
e Wystan Auden (1907-1973), "uno dei piu' acclamati [poeti]
del secolo, e' senz'altro uno dei piu' sapienti e arguti
per vastita' di ispirazione, di interessi e di risorse
tecniche". Di quest'ultimo e' presente nel libro anche
la frenetica poesia *Giornata da scopata* (*A Day for
a Lay*), che non e' mai entrata a far parte della sua
opera ufficiale.

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Francesco Vinci
Maria Luisa Spaziani, *Poesie (1954-1996)*,
Milano, Mondadori, 2000, pp. 309, euro 8,26.

"Come prendere in mano il lettore, e me stessa, per
ripercorrere quattro decenni in quattro pagine? Saranno
certo proporzionalmente poche le indicazioni qui offerte,
ma tutto, con il suo senso e la sua atmosfera, sta nelle
poesie stesse, nel loro ritmo, nel loro respiro." Cosi'
scrive Maria Luisa Spaziani, in prefazione
all'autoantologia che ha recentemente licenziato,
riassumendo in modo personale e itinerante un disegno
poetico di proporzione quarantennale, e rivendicando
ancora una volta una centralita' del testo e del
'mestiere' nel suo lavoro di poeta. Da *Le acque del
Sabato* (1954) a *I fasti dell'ortica* (1996), i sette
titoli qui giudiziosamente catalogati - con la dolorosa
ma fatale esclusione del poemetto *Giovanna d'Arco*
(1990), per evidente irriducibilita' al taglio
antologico - rimandano ad altrettante variazioni
allegoriche sul tema del rapporto mai pacificato tra
la poesia e la vita.
I circa trecento componimenti, accuratamente selezionati
in ordine cronologico in questa raccolta, rappresentano
testimonianza diretta e autosufficiente di un percorso
tra i piu' coerenti e significativi del Secondo Novecento.
Inventario ragionato di cause ed effetti, di presagi
e conseguenze, il dettato di Spaziani e' rimasto nel
tempo gelosamente fedele alla cifra 'alta' della prova
d'esordio, senza per questo rinunciare all'affabilita'
degli umori mondani e della dimensione quotidiana.
Per antico vincolo di sangue ermetico, la sapienza
metrica e strutturale non e' mai venuta a mancare,
nella produzione successiva di questa autrice, nonostante
una colloquialita' sempre meno episodica, molto piu'
vistosa nelle sequenze recenti, dove si registra anche
una tendenza implicita ad abbassare tono e registro
per virtu' di autoironia (sia pure all'interno di
un'irrinunciabile fattura 'classica'). La poesia e'
ancora uno spazio privilegiato per dare *forma* compiuta
alle ricognizioni autobiografiche e ai bilanci personali,
alle verifiche e agli interrogativi di volta in volta
scaturiti dal lampo dell'*occasione* - che mai come in
questo caso e' da intendersi nella sua piena accezione
montaliana: la lezione di Montale rimane, d'altronde,
dichiaratamente una stella fissa nel firmamento poetico
di Spaziani (oltre che al centro dei suoi interessi di
studiosa) che spesso evoca a se' gli spettri degli autori
piu' amati e frequentati. Ma e', alla fine, l'impiego
costante di un filtro personale tra le impressioni del
vissuto e la memoria letteraria a conferire una vitalita'
specifica e autonoma alla poesia di questa autrice.

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Anna Pegoretti
Katia Pizzi, *A city in search of an author*,
London-New York, Sheffield Academic Press, 2001, pp. 218,
sterline 60, dollari 98,95.

In questo volume, che prende le mosse da una tesi di
dottorato presentata all'Universita' di Cambridge, Katia
Pizzi esamina la produzione letteraria triestina in lingua
italiana fra il 1918 e il 1954, anno della definitiva
annessione di Trieste all'Italia.
La grande stagione che precedette la Prima Guerra Mondiale
e durante la quale la citta' fu anche porta d'ingresso della
psicanalisi in Italia, viene rielaborata e assorbita durante
il primo dopoguerra in un processo che si puo' definire,
sulla scorta degli studi di Hobsbawm e Ranger (cfr.
*The Invention of Tradition*, Cambridge, Cambridge
University Press, 1983; trad. it. Torino, Einaudi, 1987),
di invenzione di una tradizione.
Da un lato, la triestinita' quale insieme di caratteri
peculiari della stessa letteratura del luogo diventa un
topos che all'analisi dei fatti non trova valide
giustificazioni, ma su cui si regge una letteratura
fortemente autobiografica, nella quale Trieste diventa
spesso un vero e proprio personaggio: a dare
un'impressione di compattezza, pero', pare essere
piuttosto quell'"endogamia letteraria" per la quale
scrittori e critici si confondono, oltre a frequentarsi
intensamente fra loro. D'altra parte, cresce in questo
periodo quel tipo particolare di religione laica, come
lo definisce Pizzi, che e' il nazionalismo: il mito,
altrettanto costruito, dell'Italia come madrepatria,
la cui eccellenza culturale farebbe da contraltare al
mondo tedesco (il cui sviluppo economico era stato
fortemente messo in crisi dalla guerra: si pensi al
ridimensionamento dello stesso porto triestino), e
ancor piu' al mondo slavo, da sempre sentito come
barbarico, diventa terreno fertile per la crescita
del movimento fascista nella citta'. Con esso si
intrecciano gli elementi piu' vitali e moderni della
scena letteraria cittadina del periodo, ma,
paradossalmente, anche i piu' scomodi: gli Ebrei e
le donne (Pia Rimini, Haydee, ecc.). Nella citta' che
aveva visto gli esordi del Futurismo, molti di loro
finiscono per confondere la propria vocazione
all'emancipazione e alla modernizzazione con
l'equivoca ideologia fascista.
Centrale in questo quadro il concetto di frontiera,
stimolo all'incontro fra le culture, ma anche minaccia
per l'identita' del singolo e della comunita', oltre che
simbolo piu' alto della Terra come Madre: in questa chiave
psicoanalitica viene analizzata parte della produzione
letteraria del periodo (Biagio Marin, Fulvio Tomizza),
ma anche la vicenda delle foibe che trova in alcuni autori
una rielaborazione quasi mistica.
Questo studio, che rivendica da subito la propria
originalita' nella presentazione di una materia tanto
vasta e nella scelta del periodo e degli autori in esame,
presenta insomma la letteratura triestina di questo
periodo legandola a doppio filo alla tormentata storia
del territorio e della comunita', individuando i contrasti
che portarono a vicende tra le piu' sanguinose della
seconda guerra mondiale come le foibe e la persecuzione
degli Ebrei (si ricordi la Risiera di San Sabba), senza
trascurare un'analisi psicoanalitica di alcuni fenomeni
e testi. Il volume presenta inoltre una cronologia
relativa al periodo in esame, 2 tavole cartografiche che
illustrano gli spostamenti del confine e una nutrita
bibliografia.

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Segnalazioni / C, ottobre 2002. Anno VIII, 5

Direttore: Federico Pellizzi
Redazione: Michela Aveta, Eleonora Conti, Stefania
Filippi, Anna Frabetti, Valentina Gabusi, Saverio Voci.

Dipartimento di Italianistica
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Reg. Trib. di Bologna n. 6436 del 19 aprile 1995.
ISSN 1124-1578

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