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          BOLLETTINO '900 - Segnalazioni / A, giugno 2000             Successivo

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E. Conti, R. Gramolini, S. Visani
Convegno: "La trama del romanzo del '900"
(Sant'Arcangelo di Romagna, Rocca Malatestiana, 26-27 maggio 2000)

Il 26 e 27 maggio si e' svolto a Sant'Arcangelo di Romagna il consueto incontro annuale dell'Associazione Sigismondo Malatesta dedicato agli studi letterari. Il tema del convegno, "La trama nel romanzo del '900", ha suscitato numerosi interventi dedicati sia a figure centrali del romanzo europeo (Proust, Flaubert, Joyce, Kafka, Nabokov, Gadda) sia ad autori lontani - dall'India (Raja Rao) al Giappone (Tanizaki) -, sia ad autori minori (lo spagnolo Juan Benet). Ad un autore italiano, Daniele Del Giudice, e' stato affidato il compito di riflettere sul "nuovo tempo e nuovo spazio" del romanzo, sulla difficolta' dello scrittore di trasformare la simultaneita' dell'idea e dell'emozione nella consequenzialita' del linguaggio.

La comunicazione di Luca Pietromarchi e' stata il perno teorico del convegno. Il critico ha evocato, attraverso la metafora del testo come "tessuto", una delle caratteristiche salienti del romanzo moderno: se nel romanzo classico la "trama" era strettamente "annodata" all'"ordito", a quella dimensione verticale sintetizzabile nell'idea di inizio-fine, di destino o, usando un termine francese estremamente funzionale, di *denouement*, a partire da Flaubert l'ordito viene reciso e la trama resta sola, sciolta nel mare della casualita', abbandonata ad un vagare senza meta. Quest'assenza di direzione trasforma il romanzo "tessuto" in romanzo "organismo", la cui proliferazione trovera' le sue migliori espressioni in Proust, Joyce e Musil.

Il discorso di Pietromarchi ha fornito una sorta di base teorica agli interventi successivi, focalizzati su singoli autori. Antoine Compagnon e Giancarlo Roscioni hanno messo in evidenza la complessita' della genesi dell'opera rispettivamente in Proust e Gadda, nei cui avantesti e' possibile rintracciare numerosi elementi che, se sviluppati, avrebbero orientato il testo verso altre direzioni. Nonostante i romanzi "abbandonati" soggiacenti alla *Recherche* - sottolinea Compagnon -, Proust teneva molto alla definizione data da Riviere di "roman dogmatique et de construction", dove tutto "sta al suo posto". Compagnon ha insistito su come lo scrittore si sia difeso dalle critiche di asistematicita' ed abbia sostenuto di aver scritto contemporaneamente l'inizio e fine della *Recherche*; e che la struttura "a larga apertura di compasso" si sarebbe delineata chiaramente al lettore soltanto alla fine del romanzo.
Di impianto diverso, invece, l'intervento sulle "mappe segrete" dell'*Ulisse* che, piu' che su una ricognizione dei materiali che hanno concorso alla genesi dell'opera, si e' soffermata su una minuziosa analisi dei debiti di Joyce verso la psicanalisi, sui rimandi culturali ed allegorici* *presenti nel romanzo, sul simbolismo polimorfo ed ambiguo che alimenta l'intrecciarsi ed il reciproco scambio dei ruoli nel rapporto padre-figlio, centrale, come tante volte e' stato rilevato, per un corretto inquadramento della poetica del romanzo.

Circa la sezione dedicata agli scrittori "minori" o periferici, Elide Pittarello, nel corso di una documentatissima analisi, ha introdotto lo spagnolo Juan Benet, poco conosciuto in Italia, sottolineando la sua esigenza di una scrittura che sappia "esprimere" il mondo, vista l'impossibilita' di "spiegarlo" distesamente. Nella sua relazione la studiosa ha utilizzato frequenti richiami a tematiche filosofiche, in particolare di ambito gnoseologico, ponendo in risalto come l'istanza conoscitiva non possa essere separata in Benet da quella poetica. Poco conosciuto e' anche l'indiano Raja Rao, di cui Claudio Gorlier ha illustrato due romanzi, *Kanthapura* e *The Serpent and the Rope*, per evidenziare il legame fra la scrittura di questo autore novecentesco e la tradizione indiana piu' antica, evidente in particolare nell'uso del tempo del romanzo e nella tecnica della digressione, tipica delle sacre scritture indiane. Per questo autore, sottolineava Gorlier, entrando cosi' nel vivo del tema del convegno, non esiste il problema di inventare nuovi intrecci, perche' ogni storia e' gia' stata inventata ed e' presente nel *corpus* della letteratura tradizionale. Non puo' che trattarsi, per un autore del Novecento, di recuperare e rianimare quel *corpus* attraverso la propria sensibilita', innestandovi i portati della cultura e dei saperi del proprio tempo. Il terzo autore "periferico", ben piu' noto degli altri due al pubblico internazionale, e' il giapponese Jun'ichiro Tanizaki, la cui scrittura, cosi' intimamente centrata sulla finzione, sul sogno, sulla distanza dalla realta', possiede allo stesso tempo le caratteristiche della poesia - l'associazione e la catena di immagini -, e quelle proprie del romanzo - la polifonia narrativa, il senso del non finito e la tecnica dell'aggiungere senza toccare l'esistente -.

Infine, la riflessione di Francesco Orlando - sotto forma di appunti che confluiranno presto in un saggio - si e' orientata sul "soprannaturale" nella *Metamorfosi* di Kafka. Partendo dalla definizione todoroviana di fantastico, Orlando distingue il fantastico ottocentesco - soprannaturale di "ignoranza" e di "tradizione" - dal fantastico novecentesco - soprannaturale di imposizione -, che viene dato sin dall'inizio della narrazione, senza spiegazione, senza progressione, senza immaginare un universo parallelo od alternativo. Il fantastico cioe' non si insinua gradualmente nel reale o non si contrappone ad esso, ne' costituisce di esso "il lato oscuro" ma semplicemente si impone nella matrice della realta', della nostra realta', con inspiegata prepotenza, rendendola irriconoscibile, ma pur sempre fortemente "realistica". Compito della narrazione non e' quello di illustrare il trasformarsi della matrice della realta', l'insinuarsi del fantastico in essa ma piuttosto - preso atto sin dall'inizio (come nell'*incipit* della *Metamorfosi* o della *Biblioteca* *di Babele*) che la realta' e' infallibilmente e senza ritorno "altra" da quello che siamo abituati ad immaginare - essa deve illustrare le progressioni e le logiche conseguenze di quanto e' stato dato, "imposto" appunto, all'inizio dell'opera.
L'accostamento di riflessioni teoriche ed esemplificazioni concrete e di autori maggiori e "marginali" (che proprio per la loro marginalita' rispetto alle letterature europee contribuiscono a disegnare il profilo di una letteratura globale, in cui il centro e' ovunque) costituisce senz'altro il tratto maggiormente propositivo delle due giornate santarcangiolesi.



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Bollettino '900 - Electronic Newsletter of '900 Italian Literature
versione e-mail - SEGNALAZIONI / A, agosto 1999. Anno V, 4.
Redazione: Daniela Baroncini, Eleonora Conti, Stefania Filippi,
Anna Frabetti, Elisa Soverini; Editor: Federico Pellizzi.
Dipartimento di Italianistica dell'Universita' di Bologna, Via Zamboni 32,
40126 Bologna, Italy, Fax +39 051 2098555; tel. +39 051 2098595/334294.
Reg. Trib. di Bologna n. 6436 del 19 aprile 1995 - ISSN 1124-1578

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