Note:


1  Stefano Colangelo, Il diario come forma, <http://www.unibo.it/boll900/numeri/2001-i/W-bol/Colangelo/Colangelo.html/>

2  Cfr. D'Annunzio-Debussy, Mon cher ami: epistolario 1910-1917, Firenze, Passigli, 1993, p. 22-25. Tutti i passi citati dell'epistolario sono tratti da questa sua edizione più recente. Traduzione a cura di Maria Cristina Marinelli. («Caro Maestro, un giorno lontano sulla collina di Settignano dove è nato il più melodioso degli scultori toscani, Gabriel Mourey mi parlò di voi e di Tristano con accenti profondi. Vi conoscevo e vi amavo già allora. Frequentavo un piccolo cenacolo fiorentino dove qualche artista serio professava un vero culto per la vostra opera e si appassionava alla vostra 'riforma'.Allora come oggi, soffrivo di non poter scrivere la musica delle mie tragedie. E pensavo alla possibilità di incontrarvi.Quest'estate, mentre stendevo un Mistero lungamente meditato, un'amica mi cantava le vostre canzoni più belle con quella voce interiore che richiedono. La mia opera nascente a volte ne fremeva. Ma non osavo sperare in voi. Vi piace la mia poesia? Due settimane fa, a Parigi, ho avuto voglia di bussare alla vostra porta. Qualcuno mi ha risposto che non c'eravate. Ora "non posso più tacere". Vi chiedo di ricevermi e di ascoltare ciò che vorrei dirvi della mia opera e del mio sogno.Scrivetemi soltanto una parola e sarò da voi. Avrò almeno la gioia di dirvi tutta la mia riconoscenza per i bei pensieri che qualche volta avete cullato e nutrito nell'anima mia senza pace»).

3 Ivi, p. 24. («L'idea di lavorare con voi, anzi, mi dà in anticipo una sorta di febbre»).

4 Ivi, p. 36. («musicalmente il più importante nella forma completa e definitiva»).

5 Ivi, p. 38. («Le parti corali sono sviluppate in vista del libro, ahimè, vedovo di musica. Potete scegliere le strofe che preferite»).

6 Ibidem, («San Sebastiano mi telegrafa da Milano un fervido saluto per voi»).

7 Ivi, pp. 44-48. («Amico, tra i grappoli d'uva mandati dalla donatrice ce ne era uno di nove chicchi. Era perfetto, un equilibrio di dolce e aspro, di sole e ombra, d'ambra e berillo. Ne ho fatto questi nove e nove rondò dove la rima piena è alternata con la divina assonanza che, sola, è musica. […]San Sebastiano fu tentato; e voi conferite alla lotta invisibile quegli accenti sublimi che io non sono riuscito a trovare nella lingua umana. Ora sono io a tentarvi; vi espongo a Tentazione. […] Ma potete anche scegliere, spiccare dal duplice grappolo qualche chicco gustoso. Potete anche buttar via tutto. Pure, faccio offerte a Proserpina per essere esaudito»).

8 Ivi, pp. 48-50. («Qualsiasi musica mi sembra inutile accanto allo splendore continuamente cangiante della vostra fantasia»).

9 Ivi, p. 52. («[...] con la goccia cristallizzata del sangue di Sebastiano»).

10 Ivi, pp. 56-58. («[...] tutta la bella luce dorata che è il respiro della primavera oceanica»).

11 Ivi, p. 32. («[...] la melodia più fresca del vostro cuore»).

12 Ivi, p. 44-48. («[...] figlia della vostra anima panica»).

13 Ivi, p. 66. («In mezzo a tutti questi traffici, mi attraversano improvvise ondate di musica. Escono dalla vostra stanza ogni volta che Chouchou apre la porta socchiusa»).

14 Ivi, p. 104. («Il mago dal pizzetto giallo»).

15 Ivi, p. 124. («Forse era di una piccola amica di Bilitis»).

16 Ivi, p. 70. («Come San Sebastiano inchiodato alla Cetra, la Musica e il Dramma gridano: "Noi siamo uno"»).

17 Ivi, p. 80.

18 Durante le più tarde repliche parigine, Pierre Lalo sarà autore di un articolo cronistico e critico sul Martyre, apparso il 21 giugno 1922 su una rivista di cui è impossibile rintracciare la testata. Il pezzo si trova in un fascicolo conservato a Parigi alla Bibliothèque Nationale, sezione dell'Arsenal, raccolto insieme con altri scritti composti per le frequenti recite del dramma e per le sue esecuzioni in forma di concerto datate tra 1921 e 1945.

19 I due articoli dedicati a Mascagni e intiolati Il Capobanda, apparsi su «Il Mattino» il 25 e 26 settembre 1892, si possono leggere in alcune antologie: G. D'Annunzio, Pagine disperse, a cura di A. Castelli, Roma, Lux, 1913 e nell'Appendice del saggio di R. Tedeschi, D'Annunzio e la musica, Firenze, La Nuova Italia, 1988.

20 D'Annunzio-Debussy, op. cit., pp. 88-90. («Voi fate uso di una materia troppo bella, se posso dir così: per la bocca degli attori, per le orecchie del pubblico ancora una volta sconvolte dal variopinto tumulto della messa in scena. Secondo me non è proprio quella che andrebbe adoperata. Per qual motivo tenere tanto occupati gli occhi quando le orecchie hanno tanto da trattenere? Da qualche anno obbediamo alle influenze di un Nord d'accordo con Bisanzio per soffocare il nostro genio latino fatto di grazia e di limpidità»).

21 Cfr. G. D'Annunzio, Le città del silenzio: Pisa, in: Laudi del cielo del mare della terra degli eroi, Libro II, Elettra, Roma, Il Sodalizio dell'Oleandro, 1934, pp.493-494 (vv. 1-4 e 11-13).

22 Ivi, pp.104-106. («[...] e la vita trema e vacilla ancora nel cuore come i sogni dell'alba»).

23 Ivi, p. 104. («Qualcuno ha detto che la malattia è sempre un problema musicale. In effetti solo la Musica e l'Amicizia possono guarirmi»).

24 Della malattia e dell'arte musica si può leggere anche in «Quaderni dannunziani», nn. 4-5 (1957).

25 D'Annunzio-Debussy, op. cit., pp.104-106. («Che piacere sarebbe venire con voi a riascoltare Pelléas o il nostro amato San Sébastien»)

26 Ivi, p. 106. («[...] c'è qualche battuta qua e là che preannuncia l'inaspettata primavera senile del Falstaff»).

27 Cfr. G. D'Annunzio, Laudi del cielo del mare della terra degli eroi, Libro II, Elettra, Roma, Il Sodalizio dell'Oleandro, 1934.

28 D'Annunzio-Debussy, op. cit., p. 126.

29 Ivi, p. 128.

30 G. D'Annunzio, Le faville del maglio, tomo II (Il compagno dagli occhi senza cigli), Milano, Treves, 1928, pp. 297-318 (il frammento in esame si trova alle pp. 312-314); il brano è stato recentemente ristampato nell'Appendice della biografia Luisa Bàccara di A. Federici, Vicenza, Neri Pozza, 1994.

31 A. Andreoli, D'Annunzio archivista: le filologie di uno scrittore, Firenze, Olschki, 1996, pp. 186-197.

32 D'Annunzio conservava nella sua biblioteca personale quattro esemplari dell'opera pubblicati nel 1911, più un volume più tardo appartenente all'Edizione Nazionale, collocati tuttora secondo la volontà dell'autore in diverse stanze del Vittoriale. Si tratta di un'edizione speciale di Le Martyre de Saint Sébastien, in: «L'Illustration théâtrale, journal d'actualités dramatiques publiant le texte complet des pièces nouvelles joueés dans les principaux théâtres de Paris», VIIème année, 7 mai 1911 (che contiene all'interno della copertina l'articolo di G. Sorberts «Le martyre de Saint Sébastien» au Théâtre du Châtelet), Paris, Imprimerie de «L'illustration», 1911, in 4° (29,5x20 cm.), pp. 52, ritratto dell'Autore e figure; testo conservato anche nella Bibliothèque Nationale de France, sezione dell'Arsenal. Un volume meno raro è l'edizione di Le Martyre de Saint Sébastien, Paris, Calmann-Lévy Editeurs, [s.d., ma copyright 1911], 8ème édition, Imprimerie L. Pochy, cm.20,5, pp.(8)+VIII+270+(2) che riporta una dedica autografa a penna di D'Annunzio: «a Gian Carlo Maroni, 19 luglio 1934» e presenta 11 angoli piegati e segni a matita. Dello stesso editore è Le Martyre de Saint Sébastien, Paris, Calmann-Lévy Editeurs (St.Denis, tip. J. Dardaillon), [s.d., ma copyright 1911], XIVème édition, in 16° (20x12 cm.), cc.3 nn.+VIII+270+c.1 nn. Infine Le Martyre de Saint Sébastien, [s.l., ma Milano], Istituto Nazionale per l'Edizione di tutte le opere di Gabriele D'Annunzio [Verona, Officina di A. Mondadori, Officina Bodoni], 1931, cm. 25, pp. (6)+XIV+(2)+291+(10), preziosa legatura in marocchino blu con inquadrature impresse in oro come il titolo e labbri dorati; volume impresso su pergamena riportante la nota «Esemplare C per Gabriele D'Annunzio»; nastro dai colori araldici di Montenevoso e custodia di cartone colorato; testo a cura di A. Sodini, composizione e stampa di H. Mordensteig e R. Mondadori sotto la direzione di A. Mondadori.

33 La fonte più diretta dell'opera è infatti Jacques de Voragine, La légende dorée, pref. et trad. par T. de Wyzewa, Paris, Mercure de France, 1910, presente nella biblioteca privata di D'Annunzio al Vittoriale. Altri testi significativi con segni di lettura autografi che marcano i prestiti linguistici e tematici dell'opera, si ritrovano in: R. de Gourmont, Le latin mystique, préface par J.K. Huysmans, Paris, 1892 e J. Péladan, De l'androgyne, Paris, 1910. Tra gli scritti critici interessanti per l'idea generale dell'opera si può considerare anche J. Ruskin, La bible d'Amiens, traduction par M. Proust, Paris, 1904.


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