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          BOLLETTINO '900 - Segnalazioni / B, febbraio 2001             Successivo

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Elena Gurrieri
*Una biografia intellettuale: le lettere di Calvino (1940-1985)*
(segnalazione di I. Calvino, *Lettere (1940-1985)*, a cura di
Luca Baranelli, Milano, Mondadori, 2000)

Un'autentica biografia intellettuale, morale e umana, e'
contenuta nel recente volume di una delle collane librarie
editorialmente piu' accurate ed eleganti fra quante prodotte
oggi in Italia, ossia nei "Meridiani" di Arnoldo Mondadori. E'
uscita, infatti, nello scorso settembre 2000 la raccolta
antologica delle lettere che Italo Calvino ha destinato per
oltre un quarantennio, dal 1940 al 1985, anno della sua
prematura scomparsa, a numerosi interlocutori di vario rilievo
culturale nel secolo XX appena concluso, cogliendo cosi'
cronologicamente in pieno lo sviluppo del Novecento in un arco
ascendente che ben ne rappresenta l'evoluzione.
Il volume mondadoriano, assai corposo (di oltre 1600 pagine
complessive) risulta essere l'egregio risultato di un intenso
lavoro d'intelligente assemblaggio e selezione condotto per le
attente, pazienti e correttissime cure di Luca Baranelli.
Finemente introdotto da Claudio Milanini, che ripercorre le
tappe dell'epistolario suddividendone, in ultimo, le tipologie
entro la sintetica triade di "lettere-saggio", "lettere-cantiere"
e "lettere che sollecitano altre lettere" con l'intento di porne
in risalto la "passionalita' dominata, ossia una passione vera:
passione per la letteratura, passione per una convivenza che
riesca a liberarsi da quella sciatteria intellettuale e morale
da cui troppo spesso siamo avvolti" (p. XLI), il libro e'
arricchito da un apparato di supporti documentari e critici per
la lettura, che comprendono un'ampia *Cronologia* realizzata
da Mario Barenghi e Bruno Falcetto, seguita dall'*Avvertenza di
tipo analitico, in cui Baranelli rende conto ai lettori dei
criteri con i quali ha lavorato alla costruzione di quest'ultimo
"Meridiano" calviniano: anzitutto, si rende esplicito il criterio
della selezione antologica, perche' di "lettere scelte" si tratta,
in base ovviamente alla significativita' dei testi inclusi, ma
anche e, forse soprattutto, per il fatto di essere state scambiate
con personalita' della letteratura e critica letteraria italiana,
da Elsa Morante a Carlo Salinari, "che servono a illuminare
momenti e aspetti del lavoro creativo" (p. LXXVII). Posto poi che
"il giacimento epistolare conservato a Torino nell'Archivio
storico della casa editrice Einaudi e' davvero imponente"
(p. LXXVIII), a Baranelli preme ancora chiarire che ha tentato di
non lasciarsi schiacciare dal gran numero di lettere editoriali,
spedite in genere dalla casa Einaudi, visto che, per questa parte,
e' gia' piu' che esauriente il materiale contenuto nella silloge
*I libri degli altri*, comprensiva di 4700 missive in un volume
curato da Carla Sacchi per l'editore, appunto, Einaudi, nel 1991.
La selezione di Baranelli pare, alla fine, privilegiare quelle
che sono le ragioni di merito, i motivi razionali, forti, di
necessita' potremmo dire, legati, ad esempio, al non voler
riproporre alcuni testi gia' noti in quanto stampati su rivista,
e poi comunque inseriti nei precedenti "Meridiani" calviniani dei
*Saggi* oppure dei *Romanzi e racconti*: per esempio, una lettera
a Pratolini del 1955 su "Metello e il Neorealismo", oppure
un'altra lettera aperta ad Angelo Guglielmi, su "Alfabeta" del
dicembre 1979, dal titolo *Se una notte d'inverno un narratore*.
D'altro canto e', questa di Baranelli, un'operazione che ha tutte
le caratteristiche del lavoro arbitrale, e quindi critico, in due
sensi direi: scientifico certo, ma anche motivatamente soggettivo,
come spiega nel caso del carteggio con Gianni Celati e Guido Neri,
scambiato tra 1968 e 1972, per il quale sostiene: "[...] ho omesso
alcune lettere che si comprendono e si apprezzano appieno solo
nel contesto documentario compiutamente ricostruito da Mario
Barenghi e Marco Belpoliti (*"Ali' Baba'". Progetto di una rivista
1968-1972*, "Riga", 14, 1998)" (p. LXXX).
Il curatore infine riporta diligentemente i testi, nel senso che
si attiene sempre fedelmente alla "lettera" cosi' come l'ha voluta
l'autore, con la serieta' che ognuno - a cominciare dai filologi
- assimila alla funzione prioritaria di servizio al lettore, salvo
liberare le carte dalle eventuali "sviste" puramente formali e dai
frequenti lapsus ortografici. Nel caso di Calvino poi e' facile
capire secondo quali dinamiche mentali cio' accadesse; per ottime
ragioni, insomma, come ricorda il medesimo curatore quando afferma:
"Uno dei motivi d'interesse e di fascino dello stile epistolare
di Calvino risiede a mio avviso nella rapidita' e vivacita' di una
lingua che sembra spesso riecheggiare il parlato, e nell'apparente
noncuranza formale" (p. LXXXI).
Questa silloge, dunque, ricchissima, nata per rappresentare in un
contesto unitario e ben rappresentativo la corrispondenza
calviniana, si snoda attraverso l'intero arco cronologico
abbracciato dalla vita dello scrittore sanremese. All'altezza del
primo anno dell'epistolario, il 1940, Italo Calvino e' vicino alla
licenza liceale ed e' un giovane capace di una davvero polimorfa
curiosita' intellettuale, tanto che esperisce presto una certa
varieta' di possibili forme d'espressione, coltivando, ad esempio,
il proprio talento per il disegno, la caricatura e la vignetta,
di cui resta qualche traccia nel materiale pubblicato, a firma
di Jago, sul *Bertoldo* di Giovanni Guareschi.
Mentre agli esordi lo scrittore si cimenta con brevi racconti,
poesie e testi teatrali, con un occhio peraltro al cinema, cosi'
da recensire alcuni films sul *Giornale di Genova*, proprio in
questi anni Italo si iscrive alla Facolta' di Agraria
dell'Universita' di Torino, per passare in un secondo tempo a
quella di Firenze. Soprattutto, trova in Eugenio Scalfari un amico
coetaneo con cui aprire un dialogo di rara fecondita' e intensita',
sul piano dei comuni interessi culturali e politici. Non per caso,
al nome di Eugenio Scalfari, come pure a quello del padre, Mario
Calvino, sono quasi esclusivamente dedicate le prime sette annate,
dal 1940 al '46, dell'epistolario composto a mosaico, per dir
cosi', di Baranelli, fatto di tante tessere connesse tra loro.
Poi comincia il lunghissimo e vasto periodo (per l'ampio numero
dei nomi di destinatari presenti) dello scambio di missive da
parte di Calvino con i colleghi, scrittori e critici, perlopiu'
amici oppure semplici interlocutori, con cui la comunicazione
avviene, in ogni caso, sempre all'insegna di un confronto mai
scontato o banale, o ancor meno disimpegnato.
Ricordiamo ora in una sequenza unica, in breve, la serie
pressoche' integrale di quei nomi, tutti senz'altro significativi:
Silvio Micheli, Alfonso Gatto, Franco Venturi, Franco Fortini,
Giansiro Ferrata, Elio Vittorini, Giuseppe De Robertis, Carlo
Muscetta, Elsa Morante, Cesare Pavese, Geno Pampaloni, Rocco
Scotellaro, Fedele D'Amico, Natalia Ginzburg, Enrico Falqui,
Beppe Fenoglio, Valentino Gerratana, Delio Cantimori, Renato
Solmi, Cesare Zavattini, Michele Rago, Emilio Cecchi, Carlo
Salinari, Alberto Carocci, Ottiero Ottieri, Graziana Pentich,
*L'Unita'*, Lucio Lombardo Radice, Carlo Cassola, Lalla Romano,
Giorgio Bassani, Anna Maria Ortese, Piero Calamandrei, Domenico
Rea, Dario Puccini, *Il Contemporaneo*, Niccolo' Gallo, Alba De
Ce'spedes, Aldo Camerino, Carlo Levi, Pier Paolo Pasolini, Guido
Aristarco, Giulio Einaudi, Mario Alicata, Michelangelo Antonioni,
Francesco Leonetti, Leonardo Sciascia, Romano Bilenchi, Francesco
Arcangeli, Aldo Palazzeschi, Vanna Gentili, Pietro Citati, Mario
Socrate, Benvenuto Terracini, Angelo Maria Ripellino, Sergio Solmi,
Silvio Guarnieri, Paolo Spriano, Palmiro Togliatti, Antonio
Giolitti, Lanfranco Caretti, Cesare Cases, Alberto Asor Rosa,
Giacomo Debenedetti, Mario Spinella, Luigi Santucci, Elemire Zolla,
Carlo Emilio Gadda, Alberto Moravia, Daniele Ponchiroli, Sergio
Liberovici, Paolo Grassi, Luigi Nono, Linuccia Saba, Maria Luisa
Spaziani, Guido Calogero, Suso Cecchi d'Amico, Lucio Mastronardi,
Emilio Vedova , Vittorio Sereni, Giovanni Arpino, Umberto Eco,
Luciano Bianciardi, Guido Morselli, *Paragone* (Anna Banti),
Claudio Varese, Goffredo Parise, Gianfranco Corsini, Franco
Lucentini, Norberto Bobbio, Mario Pomilio, Rossana Rossanda, Gian
Carlo Ferretti, Gianfranco Contini, Davide Lajolo, Alberto
Mondadori, Franco Quadri, Enzo Siciliano, Hans Magnus Enzensberger,
Vittorio Spinazzola, Maria Corti, Michele Tondo, Guido Guglielmi,
Leone Piccioni, Amelia Rosselli, Guido Davico Bonino, Cesare
Garboli, Ottavio Cecchi, Giacomo Oreglia, François Wahl, Michel
David, Guido Piovene, Luigi Baldacci, Angelo Guglielmi, Aldo
Capitini, Andrea Zanzotto, Giorgio Manganelli, Gianni Celati,
Guido Fink, Giambattista Vicari, Franco Maria Ricci, Guido
Almansi, Paolo Valesio, Sebastiano Timpanaro, Silvina Ocampo,
Luigi Malerba, Giovanni Falaschi, Giovanni Jervis, Franco
Antonicelli, Piero Gelli, Ferdinando Camon, Sergio Romagnoli,
Toti Scialoja, Franco Ferrucci, Mario Lavagetto, Antonio Faeti,
Alfredo Giuliani, Sergio Perosa, Edoardo Sanguineti, Gore Vidal,
Claudio Magris, Erica Jong, Giulio Ungarelli, Sergio Pautasso,
Charles Newman, Sandro Briosi, Concetta D'Angeli, Piero Ottone,
Dante Della Terza, Remo Ceserani, Mario Soldati, Claudio Milanini,
Gaspare Barbiellini Amidei, Franco De Felice, Luca Toschi,
Roberto Cerati, Giuseppe Galasso, Tullio Pericoli, Luciano Berio,
Francesco Biamonti, Giampaolo Dossena, Maria Luisa Sereni, Franco
Rella, Gregory Lucente, Goffredo Fofi, Massimo Mila, Antonio Prete,
Roberto Castiglioni, Luca Baranelli, Ernesto Ferrero, Primo Levi,
Jack Lang, Fernand Braudel, Vanni Scheiwiller.
Non sono tutti ma sono, questi presenti, nomi che ben rappresentano
la fisionomia letteraria, politica, teatrale, musicale, nonche' del
mondo dell'editoria (si notera' che sono, la gran parte di loro,
autori entrati nel catalogo Einaudi) e quindi, potremmo anche dire,
l'intera storia culturale del Novecento italiano ed europeo.
Avrei potuto fare un cenno puntuale a molti dei rapporti epistolari
individuali, che si lasciano leggere con vera piacevolezza e utilita'
in questo libro corposo, sorretti come sono da un registro
documentario di saldo riferimento biografico-professionale. Si puo'
cogliere in essi, quasi sempre, il timbro ancora vivo del contatto
non superficiale che ogni volta Calvino sapeva stabilire con i
suoi interlocutori, indipendentemente dal loro ruolo sociale e dalla
loro eta'. Ma non posso certo, a questo punto, abusare
dell'attenzione dei lettori di una semplice recensione, percio' mi
limitero', in chiusura, a ricordare sia nel merito e sia nei toni,
una breve eppur sintomatica lettera indirizzata ad un testimone
fiorentino dell'italianistica del '900, scomparso proprio in questi
giorni: Geno Pampaloni. Calvino scrive all'amico e collega letterato,
a Firenze (per l'esattezza a Bagno a Ripoli), da Roma, il 9 novembre
1982: gli propone di preparare un volumetto all'interno della
collana einaudiana che dirige, la storica *Centopagine*, con il
romanzo di Federigo Tozzi che, confessa, piu' gli piace: *Con gli
occhi chiusi* "ora che Tozzi e' fuori diritti. ... Prefatore vorrei
fossi tu, perche' tu sei il solo che puo' scrivere poche pagine che
si leggano bene e mettano in rilievo la sostanza poetica. Nessuno
sa piu' fare introduzioni, in questa Italia di professori, e tante
volte nei progetti editoriali mi freno e mi scoraggio pensando
alle lunghe introduzioni accademiche che dovrei avallare. Mi
basterebbe avere il testo a gennaio. Per il compenso sara' la
segreteria di Torino a scriverti (Carlo Carena) appena avremo un
tuo assenso. Saro' comunque grato d'un tuo cenno. Ricordandoti
con amicizia, tuo Calvino" (cfr. p. 1488).
Poco importa che, per generoso invito di Pampaloni, a sua volta
quel volumetto sia uscito nel 1983, proprio in *Centopagine*,
con la nota introduttiva non di Pampaloni, ma di un altro critico
fiorentino d'eccezione, Luigi Baldacci. A quest'ultimo Italo
Calvino seppe poi chiedere, e da lui ottenere, che quella nota
introduttiva guadagnasse in naturalezza: sarebbe stato meglio
rovesciare l'impianto del discorso, aprirlo con alcune
informazioni di fondo sull'autore e sull'opera, per segnalare
poi, alla fine, gli esiti della discussione critica (cfr. la
lettera a Baldacci, da Roma, del 7 febbraio 1983, p. 1499).
Cio' che veramente premeva, qui e ora nella presente nota era,
in fondo, il concretarsi della possibilita' di ritrovare un
senso, un modo e forse un tono, della voce di Calvino che,
insieme al suo pensiero, potessero oggi ritornare a noi in
forma di semplice, ma esatta risonanza. Subito dopo era
ovviamente anche l'intento di fornire uno stimolo a leggere
il nuovo *Meridiano* di un grande scrittore europeo
contemporaneo.


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SEGNALAZIONI / B, febbraio 2001. Anno VIII - 2001

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